In questo articolo trovi le istruzioni per utilizzare i Funghi Magici come strumento per ampliare e approfondire la pratica della meditazione. In questi tempi così confusi è utile riconnettersi al proprio interno, perché quello che vediamo fuori è un ologramma fatto di illusione. Non lo dico io, oltre ai mistici e agli esoteristi lo afferma da quasi un secolo anche la fisica più avanzata. Senza la Coscienza nulla esiste, quindi la meditazione è indispensabile per cominciare a prendere consapevolezza che “io sono colui che osserva” e non quell’insieme caotico e casuale che sono i miei pensieri. Come dice Joe Vitale, “la meditazione non è quello che pensi”, e tu non sei i tuoi pensieri, aggiungo io.
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Serviva un nuovo articolo, scritto da me
Il primo articolo che ha inaugurato questo blog è dedicato alla meditazione, per “rompere il ghiaccio” e prendere confidenza con la stesura del primo pezzo avevo tradotto un onesto articolo di un sito inglese. Ero soddisfatto di avere finalmente pubblicato qualcosa, avevo acquietato la strana paura che avevo all’inizio di questa avventura, cioè di non sapere cosa scrivere poco dopo la pubblicazione di un libro che ritenevo, e ritengo ancora, completo ed esaustivo sui funghi magici. Come sempre basta cominciare per sbloccare qualsiasi timore, gli articoli pubblicati infatti sono numerosi e mediamente lunghi, ora faccio fatica a stare dietro a tutte le cose che vorrei scrivere!
Ma quell’articolo tradotto non mi ha mai soddisfatto completamente, succede un po’ come per tante informazioni che si trovano sulla rete, mi lasciano quasi sempre con la sensazione che manchi qualcosa, nello specifico le indicazioni su come mettere in pratica concretamente. Forse sono un po’ fissato con le istruzioni, ma quando leggo qualcosa che mi interessa e che vorrei mettere in pratica mi chiedo sempre come fare, e immagino che lo stesso succeda un po’ a tutti.
Hai esperienza psichedelica?
Quindi cominciamo dall’inizio, cioè dai funghi, in particolare se li conosci oppure no. Avere o non avere esperienza è una discriminante, se hai già fatto un certo numero di viaggi coi funghi ti sarà più semplice usarli per meditare, al contrario dovrai mettere in conto di dover trovare la misura adatta per te, quindi forse non ci riuscirai al primo tentativo. Questo è vero se userai una dose psicoattiva, ma c’è anche un’alternativa più facile e la vediamo meglio fra poco. Se assumi una dose psicoattiva e conosci i funghi poco o niente, la difficoltà più grande è quella di resistere a tutte le suggestioni visive e sensoriali in genere, specialmente le prime volte è facile farsi affascinare dalle visioni di questo nuovo mondo che ti si spalanca davanti.
Le prime volte che usi i funghi forse è meglio esplorare l’esperienza che mettersi alla prova con la pratica della meditazione, è perfettamente comprensibile la curiosità delle prime volte di scoprire le magie sensoriali che il fungo ti propone. Inizia con una dose piccola così che sia difficile avere problemi. Se stai a casa mettiti comodo, scegli una colonna sonora bella e variegata e stai con le percezioni che scoprirai grazie ai funghi, mentre se hai la possibilità di stare all’aperto in mezzo alla natura, non ti serve nient’altro, la vitalità di tutto quello che ti circonda sarà uno dei più belli spettacoli che vivrai in vita tua. Nulla ti vieta di iniziare a meditare la prima volta che prendi i funghi, ma considera che potrebbe non essere facile, non c’è nulla di male ad aspettare e prendere confidenza con questa nuova dimensione.
Se invece hai già esperienza coi funghi, saprai già quale dose è adatta a te, indicativamente sarà una quantità compresa tra 1 e 3 grammi secchi, ma più avanti approfondiamo.
Due modalità
Forse già sai che i funghi si possono usare in due modi: dose normale per fare un’esperienza psichedelica oppure microdosaggio, cioè l’assunzione di una quantità non psicoattiva. Come fare per meditare usando i funghi magici? Qual è la modalità di assunzione migliore per te?
La meditazione Vipassana
Devo dire qualcosa di più sulla meditazione, ne esistono tanti tipi, ma secondo me quella più utile è la meditazione di presenza, cioè la Vipassana (modernamente brandizzata con il nome di Mindfulness, che è un marchio registrato!). In cosa consiste? Rimando a testi specifici per la spiegazione dettagliata, ma sostanzialmente è una pratica che ti aiuta a sviluppare il testimone interiore silenzioso. In breve: mi siedo comodo a terra con le gambe incrociate oppure su una sedia, con la schiena dritta e i piedi bene appoggiati a terra.
Quale che sia la posizione, inizi con una decina di minuti di concentrazione, porti la tua attenzione al respiro, sei presente a ogni espirazione e inspirazione, senti l’aria che entra fresca e che esce tiepida. Ogni volta che distrai la tua attenzione la riporti sul respiro, senza giudizio, senza dirti – accidenti mi sono distratto ancora, non sono capace/non sono buono neppure per fare una cosa così semplice – ok? Se hai difficoltà non darti addosso, sii paziente e riprendi. Lo scopo di questa fase – Shamata – è acquietare la mente, se la mente fosse la superficie di un lago increspato dal vento, questa fase serve a calmare il vento – i pensieri – e a far sì che la superficie diventi calma come uno specchio, e possa riflettere quello che c’è.
Dopo questa fase iniziale si resta in osservazione interiore, presenti a quello che succede. Si ascoltano i rumori dell’ambiente, si sentono le sensazioni fisiche, si osservano i pensieri che arrivano e vanno, il tutto senza identificarsi, cioè senza perdersi nei pensieri che sono indotti da questi fenomeni esterni e interni. Lo scopo è sviluppare il testimone interiore che è presente a quello che succede, compresa l’osservazione dei pensieri che passano come le nuvole in un cielo limpido. Di solito l’arrivo di un pensiero ci trascina via, ci perdiamo a seguire il pensiero qualsiasi esso sia, ma durante la meditazione dovremmo riportarci alla presenza lasciando andare il pensiero, senza perdere la pazienza, la meditazione è un esercizio che ha questo scopo: riportarci sempre al momento presente, nel qui e ora.
Meditare non è un’attività estemporanea, deve essere praticata regolarmente, dovrebbe diventare una sana abitudine come lavarsi i denti. La base è la meditazione, a cui puoi aggiungere il microdosaggio per un certo numero di settimane, oppure l’esperienza psicoattiva occasionalmente. La tolleranza della psilocibina impedirebbe comunque di fare viaggi più di una volta alla settimana, quindi è così per forza di cose; fai la pratica con regolarità e aggiungi lo stimolo della sostanza psicoattiva secondo le modalità che sceglierai, le differenze arriveranno presto.
Microdosing
In che modo i funghi sacri possono aiutare questo processo? Iniziamo dal microdosaggio, che è meno difficile da gestire se confrontato con la dose più alta. La microdose, a cui dedico un intero capitolo nel libro, è una piccola quantità di funghi o di tartufi, equivalente al contenuto di circa 1 o 2 milligrammi di psilocibina o psilocina, insufficiente per produrre in chiunque un effetto psichedelico. Assumo la dose al mattino a stomaco vuoto e poi faccio colazione, meglio mangiare qualcosa. Il caffè? Meglio evitarlo perché è un eccitante e potrebbe stimolare una reazione fisica un po’ fastidiosa, almeno le prime volte suggerisco di posporlo di almeno 2-3 ore, tende a interferire con la microdose.
Che effetto fa la microdose? La reazione è molto soggettiva, inoltre può cambiare nel tempo con le assunzioni successive. A volte prendi la capsula e poi per 2-3 ore hai una sensazione strana, come se ti sentissi un po’ agitato o irrequieto, con alcune sensazioni fisiche – leggere – nel corpo, spesso nelle braccia o nel petto. A qualcuno potrebbe smuovere emozioni di rabbia o paura, magari stimolare il pianto, niente di grave ma succede, osservati. Questi effetti fisici ed emotivi possono succedere dopo le prime assunzioni e poi passare le volte dopo, oppure le avrai sempre o magari mai, non c’è una regola fissa. L’importante è saperlo e non preoccuparsi, dopo 3 ore al massimo comunque finiscono. Mangiare qualcosa dopo l’assunzione aiuta a smorzare questo eventuale effetto, ma neppure questo è garantito. Se quindi sei abituato a fare la tua pratica a stomaco vuoto, puoi comunque prendere la capsula e fare colazione più tardi, a livello fisico non ci sono controindicazioni, forse potrai sentire l’eventuale effetto e nel caso lo potrai includere nella pratica, vale la pena sperimentarlo.
L’assunzione della microdose viene fatta ogni 4 giorni, o più precisamente, ogni 72 ore (numero interessante per diversi motivi). Assunzioni più frequenti non servono per via della tolleranza che vanifica ogni effetto, sarebbe come se quello che assumi prima delle 72 ore fosse sprecato. Questo ciclo di microdosaggio è consigliato per un periodo di 10 settimane, pari a circa 24 assunzioni complessive. Se per qualche motivo dovessi saltare un giorno, riprendi il giorno successivo, la capsula che segue va sempre a 72 ore dopo.
Come inserisco la meditazione in questo ciclo di microdosaggio? Semplice, ogni mattina, possibilmente nello stesso posto e alla stessa ora – regola generale per la pratica di meditazione, fai 20-30 minuti al massimo di Vipassana, in cui i primi 10 minuti sono di Shamata, i rimanenti di auto osservazione.
Il microdosaggio ha un effetto sottile, ma nella pratica potrai sentire la differenza, specialmente se hai già accumulato un po’ di esperienza. Prova e sperimenta, hai quasi tre mesi per vedere cosa succede alla tua pratica. Fai Yoga? Molto bene, anche qui potrai avere una differenza nella percezione interiore, il microdosaggio ti aiuta a sperimentare te stesso in un modo leggermente diverso da quello abituale, potresti scoprire cose inaspettate e interessanti.
La pratica del diario serale
Infine suggerisco una pratica aggiuntiva molto potente mentre stai facendo il microdosaggio, cioè scrivere ogni sera su un diario in cui riporti le tue osservazioni sulla giornata appena trascorsa. Che tipo di annotazioni? Puoi dividerle in tre parti: corpo, emozione e mente, scrivi liberamente quello che hai osservato ma è importante farlo ogni sera. Con la pratica del diario serale ottieni diversi effetti: sostieni l’auto osservazione quotidiana, che il microdosaggio aiuta, ma sapere che hai un appuntamento serale col diario ti aiuta ancora di più. Scrivere a mano con carta e penna inoltre è un atto di potere, rende più efficace il lavoro interiore che stai facendo. Non usare la tastiera di un computer, scrivere a mano ha un effetto molto profondo su di te – ovviamente in relazione al lavoro di auto osservazione e presenza che stai facendo.
Consiglio la pratica del diario serale sia con il microdosaggio che con la dose psicoattiva, ma anche a prescindere, funziona. Rileggerti nel tempo può mostrarti cambiamenti di cui altrimenti potresti non accorgertene.
La dose psicoattiva
Ora vediamo come collegare la meditazione all’assunzione di una dose psicoattiva. Ricorda che ha poco senso meditare solo la volta che fai un’esperienza, quindi inserisci la meditazione durante un viaggio coi funghi all’interno di un percorso continuativo. Nei giorni successivi al viaggio potrai percepire il cosiddetto “afterglow”, quella sensazione particolare che permane alcuni giorno dopo l’assunzione dei funghi, molti sostengono che faciliti l’entrata in uno stato di presenza più vivido e consistente.
Se con il microdosaggio suggerisco di fare pratica dopo l’assunzione della dose – e ovviamente tutti i giorni successivi – con la dose normale ovviamente farai la pratica mentre sei sotto l’effetto psichedelico. Quanti funghi prendo? Questo dipende dalla tua esperienza, ma come indicazione di massima non andrei sopra i 3 grammi – se hai una sensibilità normale – anche se io ho provato, e ci sono riuscito, a stare in meditazione per oltre 4 ore di fila con 8,47 grammi di funghi secchi.
Immaginiamo che hai preso 2-3 grammi di funghi secchi – considera che la dose psicoattiva comincia da un grammo secco in poi, dopo mezz’ora circa inizi a sentire gli effetti. Qui si aprono due possibilità, una più sfidante, l’altra un po’ meno. La prima prevede che stai in posizione di meditazione – seduto comodo a gambe incrociate – dall’inizio, la seconda da dopo che è passato l’effetto più intenso, quindi circa 90 minuti dopo l’inizio degli effetti. Suggerisco di provare la prima, perché se riesci a resistere alla fase di body load, mentre il corpo “carica” la sostanza, tutto l’impegno che metti per stare seduto diritto ti ritorna come aiuto a continuare a stare nella posizione di meditazione. Non è facile, la tentazione di sdraiarsi è forte, ma questo è il bello della sfida, confrontarsi con quelli che credi essere i tuoi limiti.
Come meditare durante il viaggio
Cosa fai mentre sei nel mezzo del viaggio e vuoi fare meditazione? Semplicemente continui a ricordarti che sei in un viaggio psichedelico, sii consapevole del tuo respiro, del tuo corpo, e osserva i pensieri, esattamente come faresti durante la pratica. Sarà facile o difficile? Non lo so come sarà per te, ma di certo sarà interessante! Potrà essere molto difficile, e vedrai chiaramente quali sono le difficoltà, se fisiche, emotive o mentali, oppure potrai godere di una meditazione molto potente, in cui scoprirai risorse inaspettate che ti sosterranno, o magari accadrà quella magia del fungo che è un risveglio temporaneo. A quel punto potrai anche alzarti, guardarti intorno, fare qualsiasi cosa senza perdere questo stato di grazia, uno stato meditativo continuo, in cui nulla può distrarti…finché dura.
Rispetto alla pratica in stato di coscienza ordinario, questa meditazione psichedelica durerà molto più a lungo, ma è l’eccezione che conferma la regola: non esagerare con i tempi della meditazione quotidiana, 30 minuti al massimo ogni giorno sono sicuri e più che sufficienti.
Ricorda di non forzare mai durante la meditazione psichedelica, in particolare non giocare col respiro o peggio ancora cercare di far salire la Kundalini! Rischi danni gravi, a volte irreparabili, quindi non avere fretta, ogni cosa arriva naturalmente al suo tempo.
La musica?
Usare musica oppure no? Direi di no, non ti aiuta a stare con quello che c’è, che è lo scopo della meditazione. La maggior parte della musica ti porta via durante il viaggio o nel pieno dell’effetto, forse l’unica eccezione che conosco è un OM speciale, composto da un personaggio molto speciale che era un po’ terapeuta e molto sciamano: Frank Natale.
Ho avuto il privilegio di conoscerlo e frequentarlo anni fa, ha composto una serie di OM davvero potenti di cui garantisco l’integrità, durante il viaggio ti ci puoi affidare senza riserve. Più sotto ti metto il link a uno di questi che ho inserito anche nella mia playlist cerimoniale, ogni volta è un’esperienza mozzafiato. Durante la meditazione potrebbe aiutarti o potrebbe travolgerti e portarti via, dipende da te: prova e vedrai.
Ego Death – Dissoluzione dell’ego
Infine due parole sull’Ego Death, la cosiddetta dissoluzione dell’ego. È una stupidata così com’è descritta da quasi tutti sulla rete, l’ego (con la “e” minuscola, quindi la personalità) ci serve in questa vita, sennò non lo avremmo avuto. Più che distruggerlo dovremmo riconoscerlo e trascenderlo, mantenendo la possibilità di usarlo quando ci serve, ma in maniera consapevole. Essere presenti a sé stessi, cioè in presenza, riconoscere e trascendere serve a renderti consapevole che non sei il tuo ego/personalità.
Se pensi che sia qualcosa da dissolvere o da portare alla morte, parti male e nella migliore delle ipotesi sarai deluso. Molti descrivono questa esperienza come meravigliosa o terrificante, a conferma che le aspettative o le convinzioni che ti porti in un’esperienza sono decisive per determinare quello che vivrai. Non avere aspettative, non forzare nulla, non resistere a nulla, se fluisci (to be in the flow – dicono in inglese) riuscirai a uscire dall’identificazione che sperimenti nella vita quotidiana e a percepire che ci sei sempre, oltre i pensieri, le emozioni e il corpo fisico. Questa è l’essenza del “ego death” a cui dovremmo aspirare, altre cose sono troppo oltre per poterne avere utilità una volta che il viaggio finisce e torni alla realtà condivisa.
“Dissoluzione dell’ego” è una cavolata, il termine giusto è disidentificazione, è rendersi conto che ci sei sempre, anche quando la tua personalità è momentaneamente accantonata e tu sei andato oltre. Non pensare che sia chissà che cosa, è sì una magia, ma non è qualcosa che prevede la tua assenza, altrimenti non la ricorderesti e sarebbe come se non fosse successo nulla.
Sì, con dosi molto alte puoi provare qualcosa di ancora più profondo di quello che ho descritto come “disidentificazione”, ma tu ci sei sempre, la consapevolezza che esisti è sempre presente, anche se magari in quel momento non hai più memoria del piano fisico in cui sei ora che stai leggendo. Se non sai più di esserci, non tornerai alla realtà con il ricordo di quello che hai vissuto, non sarà stato “ego death” o chiamalo come vuoi, ma qualcosa di più vicino alla perdita di conoscenza o, per meglio dire, allo svenimento!
Aspira alla presenza, non alla dissoluzione della personalità.
Un regalo
Ecco il potente brano di Frank Natale, Mother OM, usa un buon impianto audio o le cuffie, ascoltalo bene, soprattutto durante un viaggio coi funghi, perché scoprirai cose che a un ascolto superficiale non sentirai per niente. Oltre a Mother OM ci sono altri due OM molto belli che ti consiglio, si trovano tutti su Youtube. Se li metti in sequenza hai una base che dura circa un’ora di seguito. Buon lavoro!
Leggi sempre le AVVERTENZE!
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